
Nunzio Di Sarno nasce a Napoli, si laurea in lingue e letterature straniere con una tesi su Ginna e le connessioni tra astrattismo e spiritualismo.
Ha lavorato come operatore sociale, mediatore culturale, insegnante di italiano L2, di sostegno e di inglese. Da alcuni anni risiede ed insegna a Firenze.
Nel 2021 si laurea in psicologia clinica e della riabilitazione con una tesi su Yoga, Tai Chi e mindfulness come terapie complementari nella malattia di Parkinson.
Mu, pubblicata da Oèdipus edizioni nell’agosto 2020, è la sua raccolta d’esordio. Sue poesie ed articoli sono presenti su diversi siti e blog letterari.
MANIFESTO DI MU
Le prime parole che troviamo ad aprire la raccolta di Nunzio Di Sarno sono quelle di un koan zen:
Un monaco chiese a Joshu: “Un cane ha la natura di Buddha?”
Joshu rispose: “Mu”
Mu mantiene in sé gli opposti e spinge a trascenderli in uno slancio che scatta lontano dalla logica e dalla premeditazione.
E quando pensi di averlo afferrato è proprio lì che ti scappa.
Ci si può solo muovere insieme.
Il koan ci mostra la strada che si fa traccia e mappa.
Una mappa che si mantiene giusto per il passaggio e le luci che durano sono le realizzazioni, in balia dell’amore e l’amicizia, delle droghe, dell’alcool e delle meditazioni, della malattia, della morte e della disciplina, in seno alle famiglie “vecchie, nuove e ritrovate”.
In una parola la Vita.
Che suona al passaggio del vento,
ma anche al ritmo sghembo di Monk
e alle distorsioni secche dei Ramones.
È un attimo e le gambe a croce schizzano nel Pogo.
In una spinta continua alla trasformazione, che trova,
nella trasfigurazione della mancanza e degli eccessi, le nuove forme.
E come riporta “Manifesto” il suono è sempre operativo, tutto è vissuto! Niente spazio per l’ozio, gli ammiccamenti e le consolazioni di rito.
Come potrebbero le pose reggere al vortice degli Elementi?
Il pensiero si produce nell’azione e all’azione riconduce sempre.
E l’azione non può non essere politica.
Qui il lettore non può restare sulla soglia a guardare, è chiamato ad aprirsi ed immergersi per sentire su di sé, sposando i ritmi per ritrovarsi a pezzi. Unico sentiero per accedere alle forme nuove.
Come neve nel caffè
S’addensano i fiocchi in volo
C’è spazio solo per i cinguettii
E le urla schizzate dei bambini
Il latrare affannato di un cane
S’ostina fuori posto
Coi pochi colombi in fuga
Mentre il vento disperde
Il fumo della mia sigaretta
Mi riporta indietro il tuo viso
Il mio naso tra i tuoi capelli
La mia lingua tra i tuoi denti
Le mie labbra sulla schiena
Tutto si fa vivido e indistinto
Nell’intermittente vortice
D’immagini che non durano
Le punte fredde delle mie dita
Non si scaldano sui tuoi seni
Né si bagnano tra le tue cosce
Così al verde dell’erba ghiacciata
Frullata dalle gambe dei passanti
Si scioglie la coltre di ricordi
Che ora pesa
Come neve
Nel caffè
***
Nella nevrosi appiccicosa da autobus
Nella nevrosi appiccicosa da autobus
Una bimba mangia un’arancia e ride
Mi tocca la barba e ride
Mangiare toccare e ridere
Mangiare toccare e ridere
Senza pensiero che entra
***
Ritorno al mare
Ritorno al mare
Per ritrovare
Il buio del fondo
Che non mi lascia
Andare
Scendo a fatica
Stremato salgo
Terra che danza
Muove incontro
Al sole
L’aria è di luce
Tra l’acqua e il cielo
Sciolti i ricordi
Aprono a forme
Nuove
***
La polizia pesta-
Sull’attenti e a distanza
Il silenzio dei click