CONTEST POETICO "PENNINO D'ORO 2021"

E' nata nel 1972 a Castelfranco Veneto dove tuttora lavora. E' stata prima corrispondente giornalistica e da quindici anni insegna letteratura e storia alle superiori. I suoi studi letterari alla Facoltà Ca’ Foscari di Venezia sono stati influenti nel suo scrivere ma la passione per la parola data lontano, anche se solo in tempi relativamente recenti ha trovato modo di esprimersi pubblicamente in alcuni lavori dagli stili più vari: dal romanzo, al racconto, alla poesia. In tutti, lo scrivere vi emerge come esigenza interiore di ricerca e comunicazione prima ancora che come esercizio di abilità letterarie.
Ha partecipato già ad alcuni concorsi sia con la narrativa che con la poesia.
SE FOSSE IERI
Fra le pagine riarse
vorrei ritrovare qualcosa di me.
Quello che è andato perduto
nei tempi della speranza
quando lo sguardo era lungo
su un orizzonte di promesse
dichiarate e poi lasciate andare.
Fra questo cielo perso
ingrigito dagli anni perduti
ma non dimenticati
vorrei trovare qualcosa di te.
Ma il tempo è un’illusione
capace di catalizzare
la nostra fragile attenzione
su ciò che è stato e che avrebbe potuto
su quella potenza non realizzata
sui rimpianti spianati solo
dalla consolazione di uno sguardo.
Eppure siamo ancora qui,
fra queste mura conosciute
a perderci nei nostri sguardi
ieri come oggi.
Per sempre uniti,
al di là
di ogni ragionevole dubbio.
Persi fra noi,
oltre
ogni possibile spiegazione.
***
ALTROVE
L’altrove è un posto
che mi è sempre piaciuto.
È la falla sul muro
della monotonia.
È lo spioncino
sul corridoio
della seconda possibilità.
Lo percorro l’alter versus
questa volta.
E snobbo i romantici,
gli esotici sognatori,
i razionalisti paranoici,
gli egocentrici seriali,
i parlatori demenziali.
L’altrove è un posto
che non ho mai conosciuto.
Forse è quello
in cui i versi deragliano
sui binari dell’illusione,
in una visione altra,
definita ma non finita,
abbozzata e non conclusa.
L’altrove è il posto dell’anima
di chi sa definirsi Artista.
***
19 APRILE 2018
La terra è ancora fresca,
le zolle umide e scure.
Tu l’hai amata, sempre,
e ora ti ha accolto,
silenziosa,
materna,
riconoscente.
È stata la tua vita,
la tua passione,
la tua gioia,
a volte il tuo dolore.
Ci hai insegnato a rispettarla,
a percorrerla,
mai a sfruttarla,
mai a disonorarla,
lei segno e simbolo
di un Dio vero Dio.
Le abbiamo restituito il tuo corpo,
con tanto dolore,
con lo strappo nel cuore.
Non è stato facile,
per noi,
noi che ti abbiamo amato,
per chi ha camminato con te,
per chi figurava ancora tanti anni
da vecchio,
come il nonno lì tranquillo,
seduto sui talloni.
Mentre la terra è ancora umida,
ci stringiamo attorno,
pensando che,
quasi senza avvedercene,
alla fine ce l’hai fatta.
Ci hai tenuti tutti uniti,
e ci ricordi,
ancora una volta,
quel faticoso ma fondamentale
“ti faccio povero per farti ricco”.
E se questa terrenità è solo una parte,
allora questo sia solo un a – rivederci.